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Rassegna stampa USA – 1988

  La pubblicazione della Rassegna Stampa USA sul magazine Mondo Economico del 23 Maggio 1988, pag. 35-36-37, stava per attivare una reazione a catena. Infatti, subito dopo l’uscita del mio pezzo, ho ricevuto l’offerta del caporedattore di “Prima Comunicazione” per fare un simile veloce “carotaggio” sulla stampa nipponica.

  Guidato dal mio olfatto mediatico, avevo accettato l’incarico, incontrando il giorno dopo il Console del Giappone a Milano per una lunga conversazione in Inglese, per tastare il polso a questa mia prevista trasferta. E mi vedevo già a dormire a Tokio in uno di quegli alberghi “a loculi” – così da entrare subito nella psicologia del loro ordinato mondo – quando un infarto (i giornalisti, per il loro stress, sono al primo posto nella graduatoria), seguito da un successivo peggioramento, misero a riposo il collega: di quel lavoro naturalmente non se ne parlò più. Ogni nuovo direttore o direttrice, in genere, ha una scaletta di priorità diversa dal precedente.

  Un dettaglio sull’impaginazione: riportano tre foto scattate con la mia Canon Eos 620 dotata di fish-eye (175 gradi di copertura) che preferivo quando era interessante tutto il background attorno all’intervistato o al soggetto da riprendere.

  Una prima considerazione: il reporter o meglio, nel mio caso, il foto-giornalista è quello che riesce ad accostare le più appropriate immagini al suo lavoro, potenziandone così, l’impatto mediatico.

  La seconda considerazione: oltre un trentennio fa non esisteva ancora la rete internazionale di trasmissioni dati – il World Wide Web – che farà un primo passo (paragonabile a quello di Neil Amstrong sulla Luna), il 6 Agosto 1991.

  La terza considerazione è che una rassegna stampa Usa non poteva far a meno di giornali della East Coast. E, in effetti, il testo consegnato a Mondo Economico copriva anche quell’importante regione USA: dunque il reportage era in origine molto più lungo, ma era stato ridotto in redazione, eliminando l’intervista ad un caporedattore del “Los Angeles Times”, Alexander Stille, (che in seguito avevo contattato per informarlo di quella, per me, deludente scelta redazionale) in quanto avevano preferito dare più spazio al Wall Street Journal.

  Sia il collega del “Los Angeles Times”, che quello del quotidiano San Diego Union, prima di un scambio di opinioni sui Media, mi avevano invitato a pranzo. Il capo redattore del Los Angeles Times in un ristorante di China Town, dove mi aveva suggerito un piatto con enormi granchi cotti in salsa di alghe del Pacifico; mentre Rick Levinson, il City editor del San Diego Union, mi aveva consigliato in un tipico locale messicano, un gustosissimo piatto: squalo in salsa piccante con contorno di fagioli,  e birra Corona .

  Nella West Coast vi era veramente quella che i newyorchesi criticavano come un’atmosfera di perenne “party”. Del resto il clima favorevole “di allora” e la cultura mista latino‑yankee non potevano che favorire un certo modo di intendere i rapporti sociali. A San Diego, dopo aver seguito una guardia di frontiera nei canyon da dove risalivano gli “Aliens”, avevo poi ideato un reportage su quei immigranti clandestini – pubblicato il 19 Gennaio 1988 su Mondo Economico in due intere pagine, 41/42, che avrebbe anticipato il panorama giornalistico in USA.